La caduta dell’impero romano è uno degli eventi più importanti e significativi della storia dell’umanità. Con la deposizione dell’ultimo imperatore romano d’Occidente, Romolo Augusto, nel 476 d.C  da parte del generale Odoacre, si chiude una fase di oltre mille anni di storia che ha visto Roma dominare il mondo antico.

Ma quali sono state le cause e le conseguenze di questo evento? Come è stato vissuto dai contemporanei? Quali eredità ha lasciato l’impero romano alla civiltà occidentale? Queste sono alcune delle domande a cui cercheremo di rispondere in questo articolo.

Però prima lascia che mi presenti, mi chiamo Alfredo ho 21 anni e studio economia , sono appassionato di viaggi e di storia e mi piace l’idea di condividere con altre persone le mie passioni. Spero che questo blog sia di vostro gradimento ! Buona lettura..

Impero romano nella sua massima espansione (117 d.C)
Ottaviano Augusto

L’impero romano era nato dalla trasformazione della repubblica romana, che aveva gradualmente esteso il suo dominio su tutto il bacino del Mediterraneo e oltre.

Raggiunse il suo apice sotto Augusto nel I secolo, il primo imperatore, che inaugurò un periodo di pace e prosperità noto come pax augusta.

Si basava su una solida organizzazione politica, amministrativa, militare e giuridica, che garantiva l’ordine e la sicurezza delle province.

Era anche caratterizzato da una notevole omogeneità culturale, favorita dalla diffusione della lingua latina e della religione romana ,era inoltre aperto all’influenza e al contributo delle altre culture con cui entrava in contatto, come quella greca, egiziana, orientale e celtica.

Tuttavia, a partire dal III secolo d.C., l’impero cominciò a mostrare i segni di una profonda crisi, dovuta a molteplici fattori interni ed esterni.

Tra i fattori interni possiamo citare le seguenti cause:

  •  La crisi economica e sociale: l’impero era afflitto da una grave inflazione, causata dalla scarsità di metalli preziosi e dalla svalutazione della moneta.  La produzione agricola e artigianale diminuì a causa delle epidemie, delle guerre civili e delle invasioni barbariche. La pressione fiscale aumentò per sostenere le spese militari e burocratiche. La popolazione si impoverì e si ridusse numericamente. La schiavitù entrò in crisi per la mancanza di nuove conquiste. Le classi sociali si irrigidirono e si polarizzarono tra una ristretta élite di ricchi proprietari terrieri e una massa di poveri contadini e cittadini.

    La crisi politica e militare: l’impero era minato da continue lotte per il potere tra i vari pretendenti al trono imperiale, spesso sostenuti da fazioni militari rivali. Gli imperatori erano sempre più deboli e dipendenti dai generali, che spesso usurpavano il potere o lo cedevano a barbari al loro servizio. Gli imperatori erano anche sempre più distanti dai problemi reali delle province e dei cittadini, che si sentivano abbandonati e oppressi. Gli imperatori cercarono di riformare l’impero per renderlo più efficiente e stabile, ma senza successo. Tra le riforme più importanti possiamo ricordare quella di Diocleziano, che divise l’impero in due parti (Oriente e Occidente) affidate a due augusti coadiuvati da due cesari; quella di Costantino, che trasferì la capitale da Roma a Costantinopoli (la nuova Roma) e favorì la diffusione del cristianesimo come religione ufficiale; quella di Teodosio, che sancì la separazione definitiva tra Oriente e Occidente nel 395 d.C.



  • La crisi religiosa e culturale: l’impero era attraversato da una profonda trasformazione spirituale, che vide il declino della religione tradizionale romana e l’affermazione di nuove religioni orientali, come il mitraismo, il culto di Iside e soprattutto il cristianesimo. Queste religioni offrivano una maggiore consolazione e speranza di salvezza ai fedeli, che si sentivano insoddisfatti e angosciati dalla situazione dell’impero. Il cristianesimo, in particolare, si diffuse rapidamente tra le classi popolari e intellettuali, grazie alla predicazione degli apostoli e dei martiri, alla rete delle comunità ecclesiastiche e alla dottrina della carità. Il cristianesimo entrò in conflitto con lo stato romano, che lo considerava una minaccia per l’unità e la lealtà dell’impero. I cristiani furono perseguitati e costretti a rinnegare la loro fede o a subire il martirio. Tuttavia, le persecuzioni non riuscirono a fermare la crescita del cristianesimo, che anzi ne uscì rafforzato e organizzato. Il cristianesimo fu poi riconosciuto come religione lecita dall’imperatore Costantino nel 313 d.C., con l’editto di Milano, e poi come religione ufficiale dall’imperatore Teodosio nel 380 d.C., con l’editto di Tessalonica. Il cristianesimo divenne così la religione dell’impero, ma dovette affrontare le sfide delle eresie, delle divisioni interne e del rapporto con il potere politico.



Tra i fattori esterni possiamo citare le seguenti cause:











Le grandi migrazioni
Le invasioni barbariche: l’impero era costantemente minacciato dalle popolazioni barbariche che vivevano al di fuori dei suoi confini, soprattutto lungo il fronte renano-danubiano. Queste popolazioni erano spinte dalla pressione demografica, dalla ricerca di terre fertili e ricche, dalla fuga dalle invasioni di altri popoli più potenti (come gli Unni). I barbari erano attratti dalla civiltà romana, ma anche ostili e invidiosi nei suoi confronti. I barbari non erano un blocco omogeneo, ma si dividevano in diverse tribù e federazioni, come i Goti, i Vandali, i Franchi, gli Alamanni, gli Unni, i Sassanidi ,che entrarono in contatto con l’impero sia come nemici sia come alleati. Come nemici, essi compirono numerose incursioni e saccheggi nelle province romane,

mettendo a repentaglio la sicurezza e la stabilità dell’impero. Come alleati, essi furono assoldati come mercenari o foederati dall’esercito romano, che ne sfruttava la forza militare ma ne subiva anche l’influenza e la corruzione. I barbari si insediarono gradualmente all’interno dell’impero, ottenendo concessioni di terre o di autonomia in cambio della fedeltà all’imperatore. I barbari si assimilarono in parte alla cultura romana, ma mantennero anche la loro identità etnica e religiosa. I barbari contribuirono alla caduta dell’impero sia direttamente sia indirettamente. Direttamente, essi depusero gli ultimi imperatori romani d’Occidente e fondarono dei regni indipendenti sulle rovine dell’impero. Indirettamente, essi indebolirono l’impero con le loro continue pressioni e incursioni, costringendolo a spostare risorse e attenzioni dal fronte interno a quello esterno.


La caduta dell’impero romano non significò la fine della civiltà romana, ma il suo trasferimento e la sua trasformazione in nuove forme e contesti. L’impero romano lasciò un’eredità enorme e duratura al mondo occidentale, che possiamo ancora riconoscere e apprezzare oggi.

Tra i principali aspetti di questa eredità possiamo citare:

  • L’architettura: l’impero romano fu un grande costruttore di opere pubbliche e private, che testimoniano la sua grandezza e il suo ingegno. Tra le opere più famose possiamo ricordare il Colosseo, il Pantheon, le terme, gli acquedotti, le strade, i ponti, gli archi di trionfo, i fori, i teatri, gli anfiteatri, i circhi, i mausolei. Queste opere influenzarono lo stile e la tecnica architettonica di molti secoli successivi, fino ai giorni nostri.
La colonna Traiana come doveva apparire
  • Le leggi: l’impero romano sviluppò un complesso e raffinato sistema giuridico, basato sul principio della ragione e della giustizia. Le leggi romane regolavano i rapporti tra i cittadini e lo stato, tra i privati e tra le diverse categorie sociali. Le leggi romane furono raccolte e codificate in varie opere, come le XII Tavole, il Corpus Iuris Civilis di Giustiniano, le Leges Barbarorum dei popoli germanici. Queste opere costituirono la base del diritto romano, che è ancora oggi alla base del diritto civile di molti paesi europei e non solo.
Le principali strade dell’Impero
  •  La lingua: l’impero diffuse la lingua latina in tutto il suo territorio e oltre. La lingua latina era la lingua ufficiale dell’amministrazione, della politica, della cultura e della religione. La lingua latina si differenziava tra il latino classico, usato dagli scrittori e dai letterati, e il latino volgare, usato dal popolo e dai soldati. Il latino volgare si evolse nel tempo dando origine alle lingue romanze o neolatine, come l’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese, il rumeno. Il latino classico invece si conservò come lingua della cultura e della scienza fino al Rinascimento e oltre. Il latino ha influenzato anche altre lingue non romanze, come l’inglese e il tedesco, arricchendole di vocaboli e termini derivati dal latino.
  •  La cultura: fu un grande produttore e diffusore di cultura in vari campi del sapere. La letteratura romana ci ha lasciato opere di grande valore e bellezza, come le poesie di Virgilio, Orazio, Ovidio, le commedie di Plauto e Terenzio, le storie di Livio, Tacito, Svetonio, le orazioni di Cicerone, le satire di Giovenale. La filosofia romana si ispirò soprattutto alle scuole greche dello stoicismo e dell’epicureismo, ma elaborò anche riflessioni originali su temi come la morale, la politica, la religione. Tra i filosofi romani più noti possiamo citare Seneca, Marco Aurelio, Lucrezio. La scienza romana si occupò soprattutto di discipline pratiche e applicate, come la matematica.

In conclusione, possiamo dire che la caduta dell’impero romano non fu solo una sconfitta politica e militare, ma anche una trasformazione culturale e sociale.

L’impero romano non scomparve del tutto, ma si trasformò in nuove realtà politiche e culturali, che ne conservarono e ne reinterpretarono l’eredità.

L’impero romano fu una delle più grandi e durature civiltà della storia, che ha lasciato un segno indelebile nel mondo occidentale e non solo. La sua storia è una fonte di insegnamento e di ispirazione per le generazioni presenti e future.

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Alfredo Tagliaferri

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